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Henry Purcell, un romantico tra i puritani

Uno dei compositori più significativi della scena musicale inglese del ‘600 è Henry Purcell.
Organista, cantore e compositore, fu autore di numerosissime composizioni destinate ai concerti, alla chiesa, al teatro e alla corte, e fu il primo musicista ad essere sepolto nell’abbazia di Westminster.
Purcell ebbe la capacità di riunire in sé due opposte tendenze. Se da un lato, infatti, inserì nella sua musica aspetti dei due gusti europei dominanti in età barocca, quello italiano e quello francese, dall’altro le sue opere mantennero, per generi e sensibilità, una profonda “britannicità”, caratterizzata da elementi romantici e dall’utilizzo di dissonanze, scale moderne, modi liturgici e dall’influsso della musica popolare inglese e della tradizione dei madrigalisti rinascimentali. Leggi il resto di questa voce

Il 1685 di Bach, Händel e Domenico Scarlatti

La storiografia insegna che è ben difficile definire delle periodizzazioni nette, con precisi anni di inizio e fine.

Ci sono però anni che, indubbiamente, fanno da spartiacque. È il caso della scoperta dell’America o della Rivoluzione Francese.

In musica uno di questi è il 1685, ovvero l’anno di nascita di Georg Friedrich Händel (23 febbraio), Johann Sebastian Bach (21 marzo) e Domenico Scarlatti (26 ottobre).

Con questi tre autori la musica non sarà più la stessa ponendo le basi di un mutamento irreversibile che raggiungerà il suo compimento con altri tre compositori, i grandi viennesi, alcuni decenni dopo. Leggi il resto di questa voce

Quando le dimensioni non contano: i corali di Bach

Nel vasto oceano dell’opera bachiana, accanto alle passioni, alle cantate, alle opere erudite, spiccano delle composizioni estremamente piccole: i preludi ai corali.
Il preludio al corale consiste in un breve brano, generalmente per organo, in una variazione sul tema della melodia del corale: una voce propone la melodia (il canto del corale) e le altre voci, che non si limitano a un ruolo di accompagnamento, introducono variazioni ritmiche e melodiche, aggiunte contrappuntistiche e abbellimenti. Leggi il resto di questa voce

Il barocco romano secondo Corelli

Negli ultimi due decenni del XVII secolo prende forma a Roma, grazie all’opera di Arcangelo Corelli (1653-1713), il genere del concerto grosso.
Questo è una diretta evoluzione della “sonata a tre”, composizione strumentale caratterizzata appunto dall’utilizzo di tre strumenti, in genere due violini e un violoncello con basso continuo realizzato dal clavicembalo o dall’organo.
Nel concerto grosso il nucleo della sonata a tre va a costituire il “concertino”, che esegue i temi principali del brano, a cui si oppone il “concerto grosso” o “ripieno” costituito da altri strumenti che raddoppiano quelli del concertino, costituendo una delle prime forme di orchestra nel senso moderno del termine, e che sono utilizzati per sottolineare le cadenze, come rinforzo per parti di particolare importanza e come eco al concertino. Leggi il resto di questa voce

Vivaldi. Il concerto solistico e le quattro stagioni

Il concerto barocco ebbe in Italia la sua patria e si sviluppò secondo due tendenze: il concerto grosso romano e quello solistico veneziano. Se della prima tendenza fu Corelli il rappresentante più autorevole, di certo fu Vivaldi il massimo esponente del concerto solistico. In esso il “prete rosso” poté conciliare la sua grande inventiva e la duttilità del pensiero musicale con la sua indiscussa abilità di violinista. Nelle composizioni che elaborò riuscì infatti a introdurre i risultati da lui stesso raggiunti nello sviluppo della tecnica violinistica volta alla ricerca di nuove e originali sonorità e alla valorizzazione delle risorse più segrete dello strumento.
Da queste premesse nacque una nuova tipologia di concerto basata su una grande varietà di strumentazioni, organici e temi insieme a un gran numero soluzioni del tutto nuove per quel tempo. Leggi il resto di questa voce