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Henry Purcell, un romantico tra i puritani

Uno dei compositori più significativi della scena musicale inglese del ‘600 è Henry Purcell.
Organista, cantore e compositore, fu autore di numerosissime composizioni destinate ai concerti, alla chiesa, al teatro e alla corte, e fu il primo musicista ad essere sepolto nell’abbazia di Westminster.
Purcell ebbe la capacità di riunire in sé due opposte tendenze. Se da un lato, infatti, inserì nella sua musica aspetti dei due gusti europei dominanti in età barocca, quello italiano e quello francese, dall’altro le sue opere mantennero, per generi e sensibilità, una profonda “britannicità”, caratterizzata da elementi romantici e dall’utilizzo di dissonanze, scale moderne, modi liturgici e dall’influsso della musica popolare inglese e della tradizione dei madrigalisti rinascimentali. Leggi il resto di questa voce

Dalla Scozia all’Italia. I viaggi musicali di Mendelssohn

Felix Mendelssohn Bartholdy, nato da famiglia aristocratica berlinese, fu uomo dalla grande cultura musicale, letteraria e filosofica, dotato di una personalità moderna e cosmopolita.
La sua formazione culturale è fortemente segnata dalla frequentazione con Goethe, il più grande poeta tedesco del primo Ottocento, il quale influenzò da un lato il suo linguaggio musicale, preferendo una sorta di “classicità”, contrapposta alla “rivoluzionarietà” di Beethoven, e dall’altro i suoi gusti letterari. Nella musica di Mendelssohn si nota infatti una grande attenzione data al genere del “diario di viaggio” e non è difficile notare in ciò l’influenza esercitata dall’autore del Viaggio in Italia. Leggi il resto di questa voce

La musica nei campi di concentramento. L’imperatore di Atlantide di Viktor Ullmann

Come può esserci libera produzione artistica, ovvero la massima espressione dello spirito dell’uomo, in contesti dis-umani e in-umani come quelli concentrazionari?

È questa la domanda che si pongono coloro i quali vengono a contatto con le opere composte dai reclusi nei ghetti e nei campi di concentramento nazisti e l’esempio più significativo è dato dalla musica composta o eseguita nel campo di Terezìn, una cittadella fortificata nei pressi di Praga nella quale furono rinchiusi artisti, aristocratici e ufficiali dell’esercito ebrei, che avrebbe destato troppo scalpore rinchiudere da subito nei campi di concentramento “regolari”. In questo campo, per ragioni di propaganda, fu consentita una vita artistica, e, nonostante il sovraffollamento, i lavori duri e le condizioni di vita difficili, numerosi musicisti si dedicarono all’arte con risultati straordinari. Compositori, direttori d’orchestra e di coro, musicisti solisti e orchestrali, cantanti di coro e solisti, in gran parte morti nelle camere a gas, diedero vita a una stagione estremamente feconda. Leggi il resto di questa voce

Musica e strumenti musicali nella Roma antica

I Romani furono in campo musicale grandi debitori delle civiltà che incontrarono durante la loro storia. Nei tempi più antichi essi accolsero infatti la musica etrusca, derivata molto probabilmente da quella fenicia ed egiziana, quella degli altri popoli italici e, soprattutto, quella greca.

Mentre però per i Greci la musica era una componente fondamentale dell’educazione morale e intellettuale dei cittadini, i Romani la utilizzarono in una mera funzione di accompagnamento nelle feste religiose, nei  banchetti e nelle rappresentazioni teatrali. Leggi il resto di questa voce

Brevissima storia del teatro d’opera

Il teatro lirico, vecchio di quasi 400 anni, nasce da una polemica tra i polifonismi rinascimentali e i fautori del ritorno alla monodia, rappresentati dalla “Camerata de’ Bardi”. Lo scopo dei nobili fiorentini che ne facevano parte era quello di riportare ai fasti di un tempo lo stile drammatico degli antichi Greci. Lo sviluppo della tematica portò, in campo musicale, alla elaborazione di uno stile recitativo in grado di cadenzare la parlata corrente ed il canto. Da questi presupposti, con lo scopo di realizzare composizioni che permettessero di “recitar cantando” sarebbe poi nato il melodramma e dunque il teatro d’opera. Leggi il resto di questa voce

Redenzione e crisi nella musica da camera di Schumann

Il 1840 può considerarsi come un anno spartiacque nella vita e nella produzione di Robert Schumann. Sposa Clara Wieck, pianista e figlia del suo maestro, incontra Liszt, dalla cui energia rimane affascinato, e dà inzio a una nuova fase della sua produzione: non più solo composizioni per pianoforte ma Lieder, musica sinfonica e da camera.
Inizia così un periodo tanto felice quanto breve. Già nel 1844, infatti, cominceranno a manifestarsi i primi sintomi di quella depressione che, pochi anni dopo, lo condurrà a tentare il suicidio.
Proprio a metà di questi anni, nel 1842, la produzione cameristica di Schumann raggiunge i risultati più brillanti con la composizione dei tre Quartetti per archi op.41, dedicati a Felix Mendelssohn, del Quartetto op.47 per pianoforte e archi, dedicato al conte russo Mathieu Wielhorsky, e del Quintetto op.44, sempre per pianoforte e archi, dedicato a Clara. Leggi il resto di questa voce

Leggerezza e grandiosità nelle sinfonie di Gustav Mahler

In pieno post-romanticismo Mahler cerca di rinnovare dall’interno le tradizionali strutture musicali immettendo nelle sue sinfonie elementi appartenenti ad ambiti estranei a quelli della cosiddetta musica colta. Procede sistematicamente all’accostamento di momenti di classica bellezza con forme e ritmi “presi dalla strada”: cantilene, canzoni popolari, ritmi di danze, marce. L’unione di questi elementi di certo eterogenei è però resa in grandiose costruzioni nelle quali sono privati del loro originairio carattere “basso” acquisendo piena dignità musicale. L’esempio probabilmente più calzante di questa operazione è dato dal terzo tempo della prima sinfonia, Il Titano. Questa parte della composizione, infatti, ha per tema una famosa canzone popolare francese Frère Jacques il cui sviluppo a canone, partendo dalla semplicità della melodia, cresce e si sviluppa fino a risultati di grande imponenza sonora. Leggi il resto di questa voce