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Musica e strumenti musicali nella Roma antica

I Romani furono in campo musicale grandi debitori delle civiltà che incontrarono durante la loro storia. Nei tempi più antichi essi accolsero infatti la musica etrusca, derivata molto probabilmente da quella fenicia ed egiziana, quella degli altri popoli italici e, soprattutto, quella greca.

Mentre però per i Greci la musica era una componente fondamentale dell’educazione morale e intellettuale dei cittadini, i Romani la utilizzarono in una mera funzione di accompagnamento nelle feste religiose, nei  banchetti e nelle rappresentazioni teatrali. Leggi il resto di questa voce

Il 1685 di Bach, Händel e Domenico Scarlatti

La storiografia insegna che è ben difficile definire delle periodizzazioni nette, con precisi anni di inizio e fine.

Ci sono però anni che, indubbiamente, fanno da spartiacque. È il caso della scoperta dell’America o della Rivoluzione Francese.

In musica uno di questi è il 1685, ovvero l’anno di nascita di Georg Friedrich Händel (23 febbraio), Johann Sebastian Bach (21 marzo) e Domenico Scarlatti (26 ottobre).

Con questi tre autori la musica non sarà più la stessa ponendo le basi di un mutamento irreversibile che raggiungerà il suo compimento con altri tre compositori, i grandi viennesi, alcuni decenni dopo. Leggi il resto di questa voce

Il barocco romano secondo Corelli

Negli ultimi due decenni del XVII secolo prende forma a Roma, grazie all’opera di Arcangelo Corelli (1653-1713), il genere del concerto grosso.
Questo è una diretta evoluzione della “sonata a tre”, composizione strumentale caratterizzata appunto dall’utilizzo di tre strumenti, in genere due violini e un violoncello con basso continuo realizzato dal clavicembalo o dall’organo.
Nel concerto grosso il nucleo della sonata a tre va a costituire il “concertino”, che esegue i temi principali del brano, a cui si oppone il “concerto grosso” o “ripieno” costituito da altri strumenti che raddoppiano quelli del concertino, costituendo una delle prime forme di orchestra nel senso moderno del termine, e che sono utilizzati per sottolineare le cadenze, come rinforzo per parti di particolare importanza e come eco al concertino. Leggi il resto di questa voce

I cibi sulla tavola dei Romani

L’insieme delle fonti letterarie e archeologiche permette di ricostruire le caratteristiche dei pasti consumati dai Romani in età Repubblicana, prima cioè che le grandi conquiste permettessero l’arrivo di cibi nuovi provenienti dall’estero.

La mattina era consumata una colazione a base di pane e formaggio preceduta da un bicchiere d’acqua (jentaculum) mentre a mezzogiorno si mangiava pane, carne fredda, frutta e si beveva vino.

Il pasto principale era la coena che iniziava nel pomeriggio e che, per le famiglie nobili, poteva terminare anche all’alba. Essa era preparata nei triclinia, così chiamati perché ammobiliati con tre divani sui quali sedevano tre commensali, generalmente uomini adulti.

Durante la consumazione degli antipasti e della cosiddetta gustatio veniva bevuto il vino mielato (mulsum). Seguivano poi le primae e le secundae mensae, costituite rispettivamente da sette portate e da stuzzichini piccanti, per stimolare la sete[1]. Leggi il resto di questa voce

Le caratteristiche dell’alimentazione dei Romani

Fatta eccezione per alcuni casi particolari, l’alimentazione dei Romani era, generalmente, piuttosto equilibrata. Essa infatti poteva godere di tutti i benefici propri della dieta mediterranea in cui l’energia complessiva è fornita principalmente dai cereali (più del sessanta per cento) mentre solo una bassa percentuale di essa proviene dai lipidi, ovvero dai grassi (meno del trenta per cento), al cui totale contribuisce l’olio d’oliva. Tale dieta ha quindi il pregio di essere povera in grassi acidi saturi. Inoltre la corretta assunzione di fibre dietetiche fornite dall’alto consumo di vegetali e frutta permette di ottimizzare le funzioni digestive e migliorare l’assimilazione delle sostanze nutritive[1]. Leggi il resto di questa voce

Le fonti letterarie relative all’alimentazione dei Romani

Le fonti relative agli alimenti comunemente consumati a Roma fin dai primi secoli della sua storia sono contenute in numerose opere letterarie appartenenti anche a generi letterari molto diversi tra loro. Sono infatti individuabili notizie utili in scritti storici, agronomici, enciclopedici, poetici, satirici, medici, ecc.

Il problema che nasce dall’analisi di queste opere è dovuto al fatto che la gran parte di esse fu realizzato in periodo imperiale. È evidente, infatti, come la distanza cronologica possa incidere sull’attendibilità di tali notizie. Leggi il resto di questa voce

Gloria

Estratto dal “Gloria” dalla messa “Pane di vita nuova” di Marco Frisina (1998) eseguito dal coro della Parrocchia Madonna delle Grazie, Torre del Greco (Na), diretto da Stefano Russo. Leggi il resto di questa voce